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La pagina che hai aperto è un’ottima sintesi di quello che Bali rappresenta agli occhi di un turista: templi esotici a strapiombo sul mare, resort da sogno, onde e surfisti, ballerine, scimmie, risaie… Le compagnie turistiche del posto ci accompagnano tra un tempio e l’altro, per lasciarci ad Ubud o a Kuta la sera, in strade brulicanti di negozi alla moda e locali trendy. Posti belli ed esotici, dolce vita, relax. Una vacanza perfetta, ma un viaggio scadente, dove risulta difficile condividere qualche momento con la gente del posto e capire davvero come vivono.
Dopo diversi viaggi intorno al mondo ho imparato che i ricordi più belli e le foto più interessanti non si trovano quasi mai a destinazione, ma piuttosto in soste non programmate nei posti più anonimi e banali del paese, dove la vita di tutti giorni continua al riparo dalle orde di turisti.
Il nostro autista ci guarda perplesso quando gli chiediamo di fermarci in un villaggio a caso sulla strada per Ubud, e non lo posso biasimare, come reagirei se un turista straniero fosse più interessato ad un paesino di pianura che ad palazzo rinascimentale? Trovare qualcosa di speciale in scene quotidiane è una delle qualità che ammiro di più nei fotografi di strada. Per ora, a me risulta semplice solo nell’altra metà del mondo.
Ci incamminiamo per i vicoli, e in un incrocio scatto questa foto, una delle mie preferite di tutto il viaggio, perchè in un solo scatto riunisce svariati elementi della cultura balinese.
Ci sono bandiere ovunque, quelle indonesiane, la cui festa nazionale è il 17 agosto, 3 giorni dopo la data di questa foto. Lunghe canne di bambù decorate, i penjor, adornano le strade. “Simili” ai nostri alberi di natale, i penjor vengono eretti in occasione del Galungan, una festività induista che celebra il ritorno degli spiriti ancestrali sulla terra. Sulla destra della foto, un cartello mostra un uomo che tiene in mano un gallo. I balinesi li fanno combattere durante i tajen, rituali religiosi per scacciare spiriti malgini; molto più spesso, li fanno combattere per divertimento, scommettendo soldi sul vincitore. La pratica è illegale, ma i combattimenti clandestini sono estremamente popolari e parte integrante della cultura locale. Il governo chiude un occhio.
Sulla strada, un uomo prepara una canang sari, un’offerta agli dei con noci, fiori, tabacco, e qualche moneta. Questi piccoli cestini sono ovunque: case, templi, statue, persino su motorini e biciclette; sono un offerta al dio supremo Shang Hyang Widi Wasa, per la pace che regna su Bali. Ogni mattina gli abitanti sacrificano al dio il tempo consacrato alla preparazione del dono.
Continuiamo a passeggiare, incrocio un bambino in bicletta che trasporta un aquilone più grande di lui.
Basta alzare gli occhi al cielo per vedere quanto gli aquiloni siano popolari a Bali, sono ovunque, e sono parte integrante della cultura Balinese. Gli abitanti dei villaggi costruiscono aquiloni di varie forme e dimensioni, alcuni sono enormi, fino a 10 metri, e vengono manovrati da una squadra di persone, non è raro incrociarne alcuni per strada.
Al giorno d’oggi gli aquiloni vengono fatti volare per divertimento, tradizione e competizione, ma un tempo il loro volo aveva utilità pratica e religiosa: piccoli aquiloni vicino ai campi coltivati fungevano da spaventapasseri, mentre gli aquiloni giganti trasportavano le preghiere della gente agli dei.
Continuiamo camminare, e arriviamo a quel buco nero per fotografi che sono i mercati del villaggio. Tra i vari commercianti, uno in particolare si presta a questo racconto, è un timido venditore di pulcini colorati.
I pulcini fluorescenti sono una moda recente, nata grazie alla popolarità di Angry Birds tra i bambini indonesiani. La colorazione del pulcino è semplice, basta iniettare un colorante alimentare nell’uovo, ed è del tutto innoqua, ma ovviamente la cosa non è vista di buon occhio dagli animalisti più radicali. I pulcini sono del tutto normali, e il colore è perso al primo cambio di piumaggio. Metodi permanenti sono possibili, ma non sono alla portata di piccoli allevatori di paese e vengono utilizzati per scopi più nobili.
“Pochi” scatti dopo vengo trascinato alla macchina dalla mia ragazza, visibilmente stanca di gironzolare senza meta al mercato. Guardo l’orologio, è passata un’ora. I fotografi all’interno dei mercati sperimentano un rallentamento del tempo, la cui intensità è direttamente proporzionale, alle dimensioni del mercato e ad un fattore esotico k che varia da nazione a nazione, e inversamente proporzionale a 1 più il numero di non-fotografi con cui viaggia. E’ pomeriggio inoltrato.
Sulla strada del ritorno imbocchiamo una via residenziale. Trovo le case balinesi affascinanti, si entra attraverso portoni che assomigliano a quelli di un tempio: grandi, elaborati, esotici. Dietro il muro un piccolo giardino con un tempietto, e la casa.
Ogni tanto sbircio dentro le case, in una trovo 5 fratellini che giocano. Mi salutano, ricambio, ci scambiamo un paio di sorrisi e gli spiego a gesti che vengo dall’italia. Prendo la macchina, e comminciano a schiamazzare contenti, gli scatto una foto, poi si mettono in posa e gliene scatto un’altra.
Li saluto e continuo per la mia strada, mentre penso che una delle cose che mi hanno veramente colpito di Bali è la gentilezza e il calore dei sui abitanti. Chi parla qualche parola di inglese attacca bottone, vuole fare conversazione; ho incontrato solo gente cordiale, amichevole e sorridente, indipendentemente dall’età.
(fine parte 1)
Andrea Cavallini