Linee e colori

Un’altra stagione in Islanda è passata, breve, fugace, come le nuvole, come l’estate in questa terra a cavallo tra America ed Europa, con un piede sul Circolo Polare Artico e l’altro bagnato dalla tiepida Corrente del Golfo. Dopo quattro estati trascorse a camminare sulle sue verdi colline, a guadare fiumi che irruenti prendono vita dai ghiacciai con nomi impronunziabili, mi sono chiesto che foto avrei potuto fare quest’anno. Quando si conosce un terra nuova, lo sguardo è per forza di cose ubriacato, si perde negli ampi spazi, ansioso di carpire ogni particolare, colore, luce. Con il tempo tuttavia, la nostra attenzione finisce per concentrarsi nei dettagli, sono così passato dai grandi ghiacciai e cascate alla ricerca di geometrie, sfumature di colore e dettagli che fossero in grado di racchiudere un tutto più complesso e che è più della somma delle sue parti. In Islanda la natura è prepotente e, per forza di cose, è il soggetto che più di altri attira l’attenzione di chi fotografa, ma nei prossimi articoli posterò anche qualche ritratto. Questo rappresenta una sfida ben più ardua per il fotografo che viaggia in Islanda perchè gli islandesi sono popolo schivo e timido e difficile da sintetizzare in uno scatto se non si riesce a instaurare con loro un rapporto di intimità e amicizia. Tornando ai due scatti di questo articolo, il primo è un dettaglio del ghiacciaio Langjokull, là dove incontra il deserto vulcanico dello Sprengisandur. Nel secondo sono rimasto colpito dal brillante muschio che cresce nel proibitivo substrato basaltico su una collina verso Landmannlaugar. La malinconia per essere tornato in Italia è sostituita dalla certezza che l’Islanda sarà sempre in grado di offrirmi motivi di stupore!

Emozioni superficiali

EMOZIONI SUPERFICIALI

Da troppo tempo non scrivo un post. Tornato dalla straordinaria esperienza antartica, fotografare il quotidiano è risultato estremamente difficile. In realtà, riprendere la routine giornaliera è stato terribilmente complicato e l’apatia derivante dalla mancanza della quotidiana dose di adrenalina si è riversata anche sulla passione per la fotografia.

Per questo motivo, nonostante i ripetuti tentativi di uscite fotografiche e l’acquisto di un luminoso Nikkor 20 2.8 usato, nessuno dei risultati ottenuti meritava, a parer mio, la pubblicazione di un post. Qualcosa tuttavia è cambiato recentemente mentre facevo ordine nel mio hard disk ad altissima entropia! Mi sono tornate in mente le parole di un amico conosciuto in Islanda, che diceva di trovar estremamente attraenti (fotograficamente parlando) le rughe della pelle di un elefante, simili alle crepe nel fango della secca terra d’Africa. Così ho ripensato alcune vecchie fotografie come la rappresentazione di semplici superfici di colore, di luce ed ombra. La natura, così come gli spazi urbani ci possono regalare emozionanti similitudini che possono essere esaltate dalla bidimensionalità…il tutto senza cercare di essere troppo superficiali!